Cinghiate alla figlia che riporta lesioni lievi: questo dettaglio non consente di ridimensionare l’episodio

Condanna definitiva per il padre della ragazza. Inaccettabile la tesi difensiva, mirata ad ottenere il riconoscimento della non particolare gravità dei fatti

Cinghiate alla figlia che riporta lesioni lievi: questo dettaglio non consente di ridimensionare l’episodio

Colpevole di lesioni personali il padre che prende a cinghiate la figlia ribelle, colpevole, in sostanza, di volere andare via di casa per convivere con un giovane sgradito ai propri genitori. Impossibile, chiariscono i giudici (sentenza numero 1060 del 10 gennaio 2025 della Cassazione), ridimensionare i fatti, ossia le violenze compiute dall’uomo, nonostante siano risultate lievi le lesioni subite dalla ragazza, anche perché le modalità della condotta e il contesto in cui il reato è stato commesso possono assumere rilevanza decisiva ai fini della valutazione della particolare tenuità, indipendentemente dalla gravità delle lesioni effettivamente cagionate. Confermata in via definitiva in Cassazione la condanna dell’uomo, punito con quattro mesi di reclusione. Analizzando la specifica vicenda, vengono sottolineate le modalità della condotta oggetto di processo: in una specifica occasione, difatti, l’uomo, all’interno dell’abitazione familiare e alla presenza della moglie, ha cagionato lesioni personali lievi alla figlia, colpita con diverse cinghiate. Logico ritenere l’offesa di non particolare tenuità, a causa del reiterato agire punitivo e mortificante dell’uomo ai danni della figlia, agire scaturito da motivi di gelosia. E in tale ottica si inserisce l’accenno al non avere desistito l’uomo dallo sferrare le cinghiate alla figlia nonostante l’intervento della moglie. Inutile, quindi, il riferimento difensivo alle lesioni lievi (refertate) riportate dalla ragazza, poiché ad assumere rilevanza sono le modalità ed il contesto in cui sono state inflitte quelle lesioni.

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